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IC Commenda, dopo tre anni di Erasmus+ lo straordinario bilancio sul progetto di lotta al Cberbullismo

IC Commenda, dopo tre anni di Erasmus+ lo straordinario bilancio sul progetto di lotta al Cberbullismo

Luigi compie 14 anni e li festeggia passeggiando per Sofia in Bulgaria mentre docenti e studenti di sei diverse Nazioni Europee cantano in coro “Happy Birthday”; Marco, appassionato naturalista, si trova a Carregal do Sal in Portogallo, e utilizza l’inglese per condividere i suoi interessi con tanti nuovi amici appena conosciuti. Serena è un po’ agitata quando deve prendere il primo aereo della sua vita con destinazione Bucarest, ma si calma quando i suoi compagni di viaggio le tengono la mano.
C’è tanta profondità in questi piccoli gesti in cui probabilmente risiede la vera essenza di un progetto Erasmus+: internazionalizzazione, opportunità, scambio di prospettive, comunicazione. Si conclude in questi giorni, infatti il Progetto Erasmus+ “Don’t be cyberbully, be aware” in cui sono stati coinvolti sei Paesi Europei coordinati dall’IC Commenda di Brindisi.
L’avventura partiva da un obiettivo decisamente ambizioso: scardinare la piaga del Cyberbullismo ricercandone gli antidoti nelle relazioni, nelle buone prassi, in tutte quelle reti fatte per sostenere e costruire e non per distruggere. Sei scuole europee hanno partecipato: l’IC Commenda di Brindisi (Italia), la Bratya Miladinovi di Gotse Delchev (Bulgaria), l’Agrupamento de Escolas de Carregal Do Sal (Portogallo), la Zespol Szkolno Przedskolny di Radom (Polonia), la Yenisehir Anadolu Imam Hatip di Mersin (Turchia), la Gheorge Magheru di Caracal (Romania).
Sei scuole che non si sono arrese neanche di fronte ad una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo e che, limitando i viaggi e gli incontri, rischiava di paralizzare il progetto. Sei scuole che nell’emergenza hanno, anzi, rafforzato la propria volontà di far fronte comune nel contrastare il cyberbullismo e la violenza in ogni sua forma, per rendere il web un posto sicuro in cui incontrarsi, discutere, crescere.
Insieme hanno capito quali sono i meccanismi del cyberbullismo, cosa si può fare quando si è vittime e cosa disinnescare quando si rischia di divenire carnefici. Hanno capito che il cyberbullismo è un mostro con molte facce che si annida nelle insicurezze di ognuno di noi e che fa leva sull’errata convinzione che ciò che accade sugli schermi non abbia conseguenze nella vita reale. Hanno dato forma ai pensieri e alle nuove consapevolezze acquisite, esprimendosi attraverso parole, musica, immagini.
È stato un viaggio lungo tre anni che ha arricchito infinitamente chiunque abbia partecipato: organizzatori, docenti, famiglie, studenti di ogni Paese coinvolto. Nell’ambito di questo progetto i docenti si sono osservati gli uni gli altri e hanno imparato a guardarsi con altri occhi: si sono confrontati su approcci e metodologie didattiche e su quali potessero essere le strade migliori per fornire agli studenti alunni gli strumenti e le difese necessarie ad affrontare le contraddizioni di un mondo in continua evoluzione; abbiamo vissuto esperienze scolastiche nostre zone di comfort e ne siamo usciti rafforzati e preparati, oltre che amici.
Le famiglie degli alunni hanno avuto l’opportunità di ospitare nelle loro case ragazzi di altre nazionalità e di farsi contagiare dal loro entusiasmo e poi hanno visto i loro ragazzi accolti come figli da altre splendide famiglie capaci di farli sentire a casa ovunque. Gli studenti hanno riempito le loro valigie di souvenir raccolti qua e là, ma soprattutto si sono riempiti i polmoni di aria buona: quella che ci rende non solo italiani, ma anche europei, cittadini del mondo. E anche questa volta la lezione più importante ce l’hanno data proprio loro diventando – con tutta la loro energia e spontaneità – i responsabili custodi di un’umanità varia e per questo inestimabile.

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