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Omicidio Giampiero Carvone, dopo oltre due anni il responsabile avrebbe un nome. Ucciso a 19 anni per uno “sgarro”

Omicidio Giampiero Carvone, dopo oltre due anni il responsabile avrebbe un nome. Ucciso a 19 anni per uno “sgarro”

Ad oltre due anni dall’omicidio del diciannovenne Giampiero Carvone, avvenuto nel rione Perrino di Brindisi il 10.09.2019 gli investigatori della Squadra Mobile incastrano il presunto responsabile della morte del giovanissimo brindisino. Si tratterebbe di un pregiudicato di 26 anni, attualmente  sottoposto agli arresti domiciliari e F.G. che proprio oggi, lunedì 27 giugno 2022 è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Lecce.

Al colpevole gli inquirenti sarebbero arrivati anche grazie anche al contributo di alcuni collaboratori di giustizia unito alla serrata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce -Direzione Distrettuale Antimafia.

La notte del 10 settembre 2019 Giampiero Carvone fu raggiunto da tre copi di pistola calibro 7.65 sparati nella  direzione del 19enne che era appena uscito dal portone di ingresso della palazzina del civico 19 di via Tevere, dove viveva con i suoi familiari. I colpi erano stati esplosi da una persona che, nascosta in una parte dello stabile che collega Via Tevere alla strada parallela, aveva sorpreso la giovane vittima alle spalle. Uno dei proiettili colpì Carvone alla  testa, gli altri colpirono la fiancata di una Mercedes parcheggiata di fronte al portone, proiettili che poi provocarono il danneggiamento di un finestrino dell’auto e del portone del palazzo dove abitava la famiglia Carvone.

Al rumore degli spari, il padre del diciannovenne scese per soccorrere il figlio mentre l’assassino fuggiva verso Corte Sele. Nonostante il traporto presso l’ospedale Perrino in condizioni gravissime ed i tentativi dei medici di salvarlo per il giovane non  ci fu più niente da fare.

In questi due anni, a carico di F.G., sono stati raccolti inconfutabili elementi di prova che hanno consentito al P.M. della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce di richiedere al G.I.P. l’emissione del provvedimento eseguito.

L’omicidio sarebbe quindi scaturito dal furto di un’auto appartenente ad un brindisino legato da rapporti di parentela ad un noto esponente della criminalità locale. La sottrazione del veicolo, vista dal proprietario come un affronto inaccettabile avrebbe provocato una serie di reazioni violente e conseguenti in azioni criminali consumate nel pomeriggio precedente all’omicidio, azioni che hanno portato all’arresto dei responsabili con due distinti provvedimenti cautelari emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Brindisi. Questi arresti avevano iniziato ad indirizzare l’attività investigativa verso quello che pareva essere il movente dell’omicidio: il furto dell’autovettura.

La successiva attività investigativa ha invece fatto emergere una prospettiva differente delle problematiche che avevano determinato l’omicidio, spostando i motivi dalla semplice azione di criminalità organizzata gestita da codici non scritti ma ben noti a tutti i consociati che sono obbligati ad osservarli.

L’omicidio di Gianpiero Carvone non è, infatti, reazione diretta al furto dell’auto ma la punizione di uno “sgarro” del povero Gianpiero, che probabilmente ancora giovane e poco incline a questo tipo di “rispetto dovuto” non era riuscito ancora a valutare i contenuti del codice di comportamento mafioso, nei confronti dei suoi stessi amici e forse anche coinvolti nel furto dell’auto.

Lo stile con cui Giampiero Carvone viene eliminato è comunque tipico dello stile mafioso. Punito per  per non avere coperto, secondo uno dei principi cardine del codice criminale, l’omertà, quelli che da altra parte della criminalità sono additati come gli autori di uno “sgarro” che, a prescindere dalle conseguenze, meritava di essere punito.

Nella sua relazione G.I.P. scrive “il ragazzo è stato ucciso per porre fine ad una situazione ‘scomoda’ che per l’autore dell’’omicidio poteva trovare soluzione solo con l’eliminazione fisica del giovane Carvone, definito come esuberante e, in quanto tale, non gradito negli ambienti malavitosi nei quali, nonostante tutto, era inserito. – Prosegue il G.I.P. – Giampiero Carvone muore a causa di un furto d’auto e del successivo danneggiamento della stessa dovuto ad un sinistro stradale, furto perpetrato in danno di persone “sbagliate”; ma muore fondamentalmente per avere fatto ‘l’infame’, avendo riferito ad un uomo di spessore , assai temuto, i nomi dei suoi complici nel furto, tra cui proprio l’’odierno indagato.”

L’assurdità dell’omicidio dell’appena diciannovenne è evidente se si consideri che, in una città dove i furti d’auto si contano a decine, il motivo che origina l’omicidio sia proprio da ricercare in un reato talmente diffuso da non preoccupare più nessuno, o meglio, da preoccupare solo chi, inserito in organizzazioni criminali, è tenuto al rispetto e ad essere rispettato in quanto mafioso e il “rispetto” è imposto ad ogni seguace o ad ogni “promesso” quale risultava essere Giampiero Carvone.

Ritornando all’attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile la stessa si è concentrata nel ricostruire, tramite le dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti, gli ultimi momenti di vita di Gampiero Carvone e quanto accaduto nel pomeriggio precedente l’omicidio. Sono stati messe a confronto le testimonianze rilasciate alla Procura Distrettuale che, confrontandole con quanto dichiarato da collaboratori di giustizia, le ha sottoposte alla valutazione del G.I.P., insieme agli elementi di prova successivamente emersi nel corso delle indagini, che hanno portato all’arresto di oggi.

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